La pandemia del COVID-19 non è soltanto un’emergenza sanitaria ma costituisce anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro che sta avendo un enorme impatto sulle persone su scala mondiale.
Secondo stime preliminari dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) la crisi economica e del lavoro causata dal COVID-19 potrebbe incrementare la disoccupazione nel mondo di quasi 25 milioni. Questo dato si sommerebbe ai 188 milioni di disoccupati registrati nel mondo nel 2019. Questa crisi potrebbe avere un impatto maggiore su alcuni Paesi e gruppi di lavoratori e lavoratrici, aumentando le disuguaglianze. Tra questi, le persone che svolgono lavori meno protetti e meno retribuiti includono i giovani e i lavoratori anziani, le lavoratrici e i lavoratori migranti.
La crisi ha imposto anche una revisione nelle strategie delle aziende e ridisegnato la loro dislocazione nel mercato mondiale, imponendo un ripensamento sui processi di decentramento e delocalizzazione produttivi che hanno caratterizzato gli anni 90 ed il primo decennio del nuovo millennio.
Secondo una ricerca intitolata ‘Global supply chain survey in search of post-covid resilience’, pubblicata il 10 dicembre 2020 da Euler Hermes, il Covid-19 ha creato problemi di fornitura a numerose realtà che hanno stabilimenti in paesi lontani da quello d’origine e un’azienda su tre, come soluzione, pensa al nearshoring, ovvero a riavvicinare a casa la produzione. Un fenomeno diverso dal reshoring, che invece comporta un ritorno vero e proprio nel paese di provenienza.
Costi di produzione, qualità e problemi di trasporto continueranno a guidare le decisioni sulla supply chain, ma le aziende sembrano preoccuparsi anche del rischio ambientale, anticipando un accorciamento delle catene di fornitura e un maggiore controllo che con Covid in parte si era perso.
A questo punto occorre chiedersi: questo nuovo scenario che si prospetta rappresenta un’opportunità od un grosso rischio per un Paese come la Moldova?
La risposta è: dipende dalle scelte che il Paese compirà nei prossimi mesi. Se saprà dotarsi delle necessarie infrastrutture, soprattutto in campo logistico, e dare avvio ad un processo reale di lotta alla corruzione e di riforme strutturali della pubblica amministrazione, del sistema finanziario, di quello doganale ecc. potrà godere di una straordinaria opportunità, se si attarderà in lotte e divisioni interne che alimentano turbolenze sociali ed instabilità, sicuramente si troverà di fronte ad un rischio molto grosso.
Prendendo in considerazione i rapporti con l’Italia e le Aziende italiane, ad esempio, ci sono molte Aziende, specie nel settore manifatturiero, che in anni passati hanno decentrato tutta o parte della loro produzione in Paesi lontani come Stati Uniti, Cina, Bangladesh, Brasile ecc. che oggi stanno pensando di accorciare la supply chain riavvicinando parte di queste produzioni all’Italia. Se le condizioni politiche ed ambientali diventassero attraenti, la Moldova potrebbe sicuramente essere uno dei Paese di approdo per molte di queste produzioni.
Senza tralasciare il fatto che l’Italia sarà destinataria di una parte rilevante di risorse europee rientranti nel Recovery e Resilience Facility (RRF), il dispositivo per la ripresa e la resilienza: lo strumento cardine del pacchetto Next Generation EU che mira a mitigare l’impatto economico e sociale della crisi legata al Covid-19 e, contemporaneamente, ad affrontare le sfide a lungo termine dell’Unione. Una parte non insignificante di queste risorse andrà alle Aziende dei comparti maggiormente dinamici e competitivi e potrebbero essere utilizzate proprio per le azioni di reshoring o nearshoring ed in quest’ultimo caso ne beneficerebbero, seppur indirettamente, anche i Paesi in cui verranno ricollocate le produzioni.
Come Camera di Commercio Italo Moldava siamo da tempo impegnati nel favorire questa transizione mediante progetti mirati che si articolano lungo cinque linee di indirizzo:
- Il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità delle merci e delle persone e l’ammodernamento dei sistemi della logistica per favorire relazioni più snelle ed efficienti tra i due Paesi ;
- Il rafforzamento della partnership tra Aziende italiane e moldave nel settore agricolo ed agroindustriale basato sul trasferimento di knowhow, oltre che sullo scambio di prodotti, per il miglioramento del livello qualitativo della produzione e dei processi di trasformazione dei prodotti moldavi;
- Un ulteriore spinta verso la digitalizzazione sia sul versante delle Aziende che delle Istituzioni; abbiamo visto, proprio in occasione di questa crisi, come le Aziende maggiormente digitalizzate siano quelle che hanno retto meglio l’urto dei contraccolpi causati dalla pandemia;
- Lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione privata in Moldova attraverso la promozione ed il sostegno di start-up da parte di aziende italiane in una logica di open-innovation;
- L’affermazione di un approccio macro regionale che tenda a coinvolgere nei progetti i territori dell’Ucraina e della Romania, contigui ai confini moldavi, mettendo a sistema un patrimonio di culture e di economie comuni.
PROMUOVERE LA PARTNERSHIP PORTO DI RAVENNA – PORTO DI GIURGIULESTI.
Per ciò che concerne il primo punto relativo alle infrastrutture per la mobilità, riteniamo che il trasporto via mare sarà in futuro sempre più importante nello scambio delle merci e dunque riteniamo strategico per la Moldova potenziare e qualificare il porto di Giurgiulesti come hub per la logistica delle merci sia in entrata che in uscita dal Paese.
A questo scopo abbiamo messo a punto un progetto che prevede la realizzazione di una linea di collegamento tra il Porto di Ravenna e quello di Giurgiulesti, in forma diretta, per le navi di medio-piccola stazza, ed interpolata, in caso di necessità di trasbordo, con il Porto di Costanza o del Pireo. Il progetto prevede in futuro investimenti da parte di aziende italiane in terminal dedicati nel Porto di Giurgiulesti sia per le merci sfuse che per i container. Ad aprile del 2020 era stata programmata la prima missione commerciale in Moldova di una delegazione del Porto di Ravenna che è stata rinviata a causa della pandemia e si spera di poterla effettuare a settembre di questo anno.
PROGETTO MO.V.I. (Moldova Vegetables for Italy)
L’industria italiana di trasformazione dei prodotti agricoli è sempre alla ricerca di prodotto fresco o semilavorato che sia in linea con gli standard qualitativi richiesti dal mercato e dalla legislazione dell’UE. Come Camera di Commercio abbiamo ricevuto sollecitazioni da diverse aziende italiane di settore (Pedon, Orogel, Valfrutta ecc.), interessate a realizzare poli di produzione controllata (anche biologica) di ortaggi ed in particolare di legumi in Moldova.
A questo fine abbiamo deciso di effettuare, in collaborazione con il Ministero dell’agricoltura moldavo, una ricerca mirata a conoscere quali estensioni di terreno agricolo potrebbero essere destinate a tali produzioni, in quali zone ed a quali condizioni.
PROGETTO ITALIAN INCUBATOR IN MOLDOVA
“Al giorno d’oggi, l’innovazione early stage è l’unico modo in cui un’azienda può creare vantaggio competitivo. E questa tendenza sarà sempre più chiara nei prossimi anni. I giorni delle altissime barriere all’entrata sono finiti”. È il pensiero di Mauro Porcini, senior vice president di PepsiCo, azienda che ha creato un intero progetto dedicato all’innovazione early stage, il PepsiCo Design Center a New York: “Non solo investiamo in start-up esterne, ma creiamo anche innovazione interna attraverso squadre multidisciplinari che alleniamo a pensare e lavorare come start-up”. Da alcuni anni anche moltissime Aziende italiane hanno iniziato ad operare in questo modo e ad avvalersi dei benefici dell’open innovation.
La Moldova potrebbe diventare un laboratorio in questo segmento, estremamente interessante per diversi morivi:
- La qualità del proprio sistema formativo, specie a livello universitario, e la predisposizione dei giovani moldavi nei riguardi dei settori maggiormente innovativi;
- I costi del personale sicuramente competitivi rispetto a quelli che si praticano nella maggioranza dei Paesi sviluppati;
- Il buon livello di digitalizzazione del Paese, anche se occorrerà investire maggiormente sulla diffusione capillare dei siti mobili (microcelle) connessi con una rete interamente in fibra ottica;
- Il bilinguismo che agevola enormemente i rapporti con l’Europa rispetto a tutti gli altri Paesi dell’area CSI.
L’idea sulla quale stiamo lavorando è quella di creare un “italian incubator” da mettere a disposizione delle imprese italiane che hanno abbracciato o stanno incamminandosi sulla strada dell’open innovation, puntando sui vantaggi competitivi che il sistema “Moldova” può mettere a disposizione.